di Roberto Spataro | 4 Mar 2024 |
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L’idrogeno come ‘combustibile’ dello sviluppo. Per la mobilità sostenibile pubblica e privata, sicuramente lo è, e lo sarà. Ragion per cui il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, nell’ultimo decreto Energia, ha affidato ad Acquirente Unico Spa l’incarico di “svolgere attività di ricerca e sviluppo per la realizzazione di un sistema avanzato per la valutazione e la sicurezza delle bombole a idrogeno a uso di autotrazione”, tramite la Sfbm (Servizi fondo bombole metano). Con GEA l’amministratore unico, Marco MELE, ha fatto il punto della situazione.
DOMANDA. Professor MELE, a che punto è il vostro lavoro?
RISPOSTA. E’ una importante novità perché nel dl energia, da poco convertito in legge, è stata affidata a Sfbm una nuova funzione. Fino ad oggi ci siamo occupati esclusivamente del collaudo e della revisione delle bombole a metano in circolazione, installate sia sugli autobus delle municipalizzate sia sulle vetture private. Abbiamo garantito la sicurezza dei mezzi a metano, e continueremo ovviamente a farlo, ma ora metteremo a disposizione il nostro know how e la nostra esperienza per garantire la sicurezza dei futuri mezzi alimentati a idrogeno. Dovremo capire, tramite questa ricerca, quali sono i test più idonei ai quali sottoporre le bombole ad idrogeno che alimenteranno i mezzi di trasporto.
D. Questa tecnologia prenderà sempre più spazio?
R. L’idrogeno è un vettore fondamentale per il futuro dell’autotrazione, da preferire a mio avviso alle auto elettriche che presentano una serie di limiti che vanno dai tempi di percorrenza al reperimento delle materie prime fino allo smaltimento delle batterie. Il nostro obiettivo è quello di capire quali sono i test necessari affinché il nuovo vettore possa permettere ai cittadini di viaggiare in piena sicurezza.
D. Ed è sicuro?
R. Sì, è un sistema di alimentazione sicuro ma che necessita di determinate accortezze vista le caratteristiche della molecola. La nostra ricerca servirà proprio a garantire la sicurezza dei cittadini. In Francia ci sono oltre mille taxi alimentati a idrogeno, mentre in Germania già circolano camion a idrogeno liquido. Noi dobbiamo capire ogni quanti anni andranno fatti i controlli, le revisioni, i collaudi utilizzando l’esperienza e le competenze che abbiamo acquisito negli anni.
D. In Italia come siamo messi con la diffusione dei veicoli a idrogeno?
R. Al momento circolano autobus solo a Bolzano, nel resto d’Italia ancora no. Ma le maggiori società municipalizzate hanno già effettuato ordini di bus a idrogeno. Penso, ad esempio, all’Emilia-Romagna, alla città di Venezia o anche a Roma. Da una nostra stima provvisoria, sono oltre 300 i bus a idrogeno ordinati. La nostra ricerca fornirà indicazioni sui test da utilizzare, sulle modalità e sui tempi delle revisioni e dei collaudi delle bombole ad idrogeno.
D. In questo caso il vostro know-how potrebbe tornare molto utile.
R. Una realtà come Sfbm esiste solo in Italia, nessun altro Paese ha una società di Stato che si occupa di revisioni e collaudi delle bombole a metano. Inoltre, noi svolgiamo prove idrauliche mentre all’estero si usa revisionare le bombole con la sola prova visiva. Noi pressurizziamo le bombole a 300-350 bar, se resistono vuol dire che non avranno problemi. La nostra è un’analisi attenta e rigorosa. Vogliamo trasferire all’idrogeno la stessa sicurezza delle auto a metano.
D. Le vostre competenze vi hanno portato a ottenere anche un importante incarico dal Comitato ISO TC 22/SC 41. Ci spiega di cosa si tratta?
R. Si tratta della ricerca sull’idrometano. Dobbiamo capire quanto idrogeno potrà essere contenuto nelle bombole in acciaio contenenti metano/biometano, miscelati appunto con l’idrogeno. Il nostro compito sarà quello di effettuare test su tale miscela. L’idea è quella di passare gradualmente dal metano all’idrogeno. Il Comitato ha scelto Sfbm tra le società di 123 Paesi e questo è per noi motivo di grande orgoglio. DAB/RIB ECO 29 FEB 2024
Tratto da agenzia di stampa GEA, di Dario Borriello
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